giovedì 4 febbraio 2010

Pronto al combattimento, ma con alcuni dubbi..

Salve a tutti cari lettori, è da un po' che non scrivo sul mio caro blog, questo è un periodo in cui sono distratto dagli impegni, ma capisco che tutto questo fa parte del mio viaggio..continuo in ogni caso a scrutare il mondo che mi circonda, a non farmi scappare nulla di ciò che mi circonda, alla continua ricerca delle tante risposte che mi possano aiutare a crescere ed a comprendere la strada per riunirmi a ciò che muove tutto, a ciò che è alla base di tutto, l'Amore, anche se sto scoprendo che è più vicino a me di quanto non possa credere..Ancora una volta guidato dalle coincidenze, anche se ormai credo che non esistano le coincidenze, vorrei condividere con voi un testo che lessi qualche tempo fa, e del quale ora, a distanza di qualche anno, riesco ad apprezzare un'ulteriore sfumatura, che aggiungo con grande piacere al mio bagaglio in questo magnifico viaggio..Durante la gioiosa e serena serata appena trascorsa in compagnia dei miei due Fratellini, nel mezzo di un discorso mi sovviene il ricordo di questo piccolo brano, che desideravo condividere con loro, e con voi tutti..Spero sia per voi un buono spunto di riflessione,vi lascio con un caro saluto, a risentirci presto..ArgonautaMente,il viaggio continua..
"Indosso una strana uniforme verde, confezionata con un tessuto spesso e costellata di cerniere. Porto un paio di guanti, per evitare le ferite alle mani. Sono armato con una sorta di lancia, alta quasi quanto me: possiede un'estremità metallica che, da un lato, rivela un tridente e, dall'altro, una punta affilata. Davani ai miei occhi si staglia ciò che verrà attaccato nei prossimi istanti: il giardino.

Impugnando questo strumento, comincio a strappare le erbacce che si sono mescolate al verde del prato. Lavoro per un bel po' di tempo, consapevole che le pianticelle estirpate dal suolo moriranno nel volgere di due giorni.
All'improvviso mi domando: "Sto agendo nel modo giusto?".
Quella che io chiamo erbaccia rappresenta, in realtà, il tentativo di sopravvivenza di una certa specie, che la natura ha impiegato milioni di anni per far nascere e sviluppare. Il suo fiore è stato impollinato grazie a innumerevoli insetti, si è trasformato in seme che il vento ha trasportato nei campi circostanti... Il fatto che quell'erba non sia cresciuta in un solo punto, ma abbia attecchito in molti luoghi, ha aumentato la sua possibilità di arrivare alla prossima primavera, e stagione dopo stagione... Se si fosse concentrata in un'area ben definita, sarebbe stata soggetta al flagello degli animali erbivori, di un'inondazione, di un incendio, oppure di una siccità. Ma tutti i suoi sforzi per sopravvivere adesso s'infrangono contro la punta di una lancia che la strappa dal suolo senza alcuna pietà.
Perchè lo faccio?
Qualcuno ha creato il giardino. Non so chi sia stato, giacchè quando ho acquistato la casa c'era già, in perfetta armonia con gli alberi e le montagne intorno. Di certo, il suo creatore deve aver riflettuto lungamente sulla realizzazione: deve averlo progettato e messo a dimora con gran cura - un filare di arbusti nasconde il casotto della legna da ardere - ed essersene occupato per innumerevoli inverni e primavere. Quando mi ha consegnato il vecchio mulino - dove trascorro alcuni mesi dell'anno -, il prato era impeccabile: ora spetta a me dare continuità al suo lavoro. In qualsiasi caso, la questione filosofica permane: devo rispettare l'intendimento e l'opera del creatore, del giardiniere, oppure piegarmi all'istinto di sopravvivenza di cui la natura ha dotato le piante che oggi definisco "erbacce"?
Continuo a strappare gli arbusti indesiderati e ad accatastarli in una pila che ben presto verrà bruciata. Forse mi sto soffermando troppo a lungo su temi che non hanno niente a che vedere con la riflessione, ma attengono più all'azione. Eppure, ogni gesto di un essere umano è sacro e pregno di conseguenze - la qual cosa mi sprona a pensare maggiormente a ciò che sto facendo.
Da una parte, quella pianta ha il diritto di diffondere la propria specie in ogni direzione; dall'altra, se non la distruggo adesso, finirà per soffocare l'erba del prato. Nel Nuovo Testamento, Gesù dice di separare il loglio dal grano e di gettarlo nella fornace ardente.
Ma, in qualsiasi caso - con o senza il soccorso della Bibbia -, io mi trovo davanti a un problema concreto che l'umanità deve spesso affrontare nei nostri giorni: fino a che punto è possibile interferire nelle attività della natura? E' un'interferenza sempre negativa oppure, in alcuni frangenti, può essere positiva?
Depongo la mia arma - che il mondo identifica con il nome di "zappa". Ogni suo colpo significa la fine di una vita, la mancata esistenza di un fiore nella primavera a venire, l'arroganza dell'essere umano che vuole modellare il paesaggio che lo circonda. Ho bisogno di una riflessione più approfondita, giacchè in questo momento sto esercitando un potere di vita e di morte. Il prato sembra dirmi: "Proteggimi, lei mi distruggerà." Ma anche l'erbaccia mi parla: "Ho compiuto un lungo viaggio per arrivare nel tuo giardino. Perchè vuoi uccidermi?"
Alla fine mi viene in aiuto la Bhagavad Gita, il leggendario testo indiano. Mi sovviene la risposta di Krishna al guerriero Arjiuna, allorchè questi si mostra scoraggiato prima di una battaglia decisiva: scaraventando le armi al suolo, dice che è ingiusto partecipare a un combattimento nel quale suo fratello troverà la morte. Krishna risponde più o meno così: "Credi davvero di poter ammazzare qualcuno? La tua mano è la mia mano. Ogni tua azione è già scritta prima che sia compiuta. Nessuno uccide e nessuno muore."
Rinvigorito da questo improvviso ricordo,impugno di nuovo la mia arma, attacco le erbacce che nessuno ha invitato a crescere in quel giardino e mi accontento dell'unica lezione di questa mattina: quando nella mia anima germoglia qualcosa di indesiderabile, chiedo a Dio di darmi coraggio per strapparlo senza alcuna pietà."
Tratto da "Sono come il fiume che scorre" di Paulo Coelho

1 commento:

  1. Beh Fratello,bentornato!
    Inizi subito col dire una grande cosa,e cioè che l'Amore è alla base di tutto.E lasciami dire che, non solo ti è vicino più che mai,è anche dentro di te,osservalo,ti accorgerai che è sempre stato li.
    Ah...complimenti per la scelta del brano!
    Paulo Coelho riesce sempre a dare grandi spunti di riflessione.Anche se personalmente, le erbacce le avrei lasciate...! Sai sono per la conservazione di "tutte" le specie.
    Buona Vita Fratello
    Namastè

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