ArgonautaMente
Viaggio alla scoperta di se stessi, e del mondo che ci circonda, nella sua interezza ed essenza più profonda..
sabato 3 novembre 2012
KEIN PFUSCH®: Il problema della felicita'.
KEIN PFUSCH®: Il problema della felicita'.: Da qualche settimana ho un pensiero che mi gira per la testa, e fino a quando non riusciro' a definirlo con chiarezza continuero' a parlarn...
sabato 15 settembre 2012
Smettere di lavorare - E solo un utopia?..per ora?!
Condivido questo pensiero..Nella mia mente immagino lo scenario decritto, e ne sorrido per la sua bellezza..Se solo fossimo tutte menti coerenti su pensieri come questo..Il nostro bel mondo sarebbe un posto ancora più bello su cui vivere..potremmo esserne fieri, e stavolta anche della nostra opera, non solo di quella dello straordinario Artista/Creatore che ci ha dato tutte le bellezze di cui possiamo godere..La vittoria dell'Amore per noi stessi e per il nostro mondo non potrebbe che arricchirci, in tutti gli aspetti..Meditiamo di questo..Vi lascio a questo splendido articolo,buona lettura..Namastè, ArgonautaMente..
Questo tempo è il tempo che impone cambiamenti radicali del pensiero, del costume, delle abitudini. Impone lo sviluppo di capacità che ci consentano di avere una visione allargata, quanto meno in termini di possibilità, dell’universo e della sua multidimensionalità, delle nostre latenti capacità intellettive e spirituali. È il tempo che impone una rivisitazione degli schemi sociali, economici ma soprattutto è il tempo in cui urge la nascita di una potente pretesa della nostra libertà.
L’evoluzione, nella sua manifestazione, contraddistingue un individuo (o un piccolo numero) dalla moltitudine.
Non è mai il contrario. Tutte le volte che accade, questo individuo è costretto a lottare con le idee e il costume diffuso e la moltitudine pretende da lui che si conformi e che soprattutto non comprometta, con le sue azioni o propagande, le loro”verità “ sulle quali arroccano le loro false certezze e le loro “comodità”, fatte spesso di ingiustizie. Ma in lui fermenta e si agita una forza oscura che lo spinge inesorabilmente in avanti, talora procurandosi terribili sofferenze ma alla fine accade qualcosa che sembra sospinto da una forza soprannaturale: l’individuo riesce in qualche modo a stimolare l’attenzione della massa che lentamente passa da un torpore caratterizzato da scetticismo e incredulità, divenendo infine capace di innalzare la percezione necessaria a comprendere e ad accogliere la nuova visione.
Il folle, l’eretico, l’anticonformista, il ribelle e il rivoluzionario, improvvisamente viene considerato un eroe, un apripista, molto spesso solo dopo la sua morte. La storia è zeppa di simili esempi ma, nonostante questo, mi chiedo come faccia ancora la moltitudine a non ascoltare, quanto meno, chi canta fuori dal coro. Da qualche tempo si sta facendo strada un pensiero che insinua un contenuto che è lungi dall’essere anche solo avvicinato dalle masse. Soprattutto, incredibilmente, fa fatica tra quelli che più di tutti soffrono l’oggetto in questione. Il lavoro. In Italia, credo, il più grande esponente di tale pensiero sia Silvano Agosti con la sua teoria delle “3 ore lavorative” e il suo libro: “Lettere dalla Kirghisia”.
Qui suggerisco un mio punto di vista e un’analisi di questa realtà:
Se improvvisamente smettessimo di lavorare, cosa accadrebbe?
il lavoro è diviso in due grandi parti:
nella prima vengono prodotti beni e servizi utili
nella seconda vengono prodotti beni e servizi inutili.
Nella prima annoveriamo cibo, vestiti, abitazioni, utensili ecc. però dobbiamo specificare che non tutto ciò che è cibo, vestiti, abitazioni e utensili, è veramente utile. Molto fra queste cose è concepito in modo e in numero che diventa superfluo. Beni e servizi inutili sono tutto il resto. Certo che per arrivare a fare questa distinzione a livello unanime, in tutto il pianeta, è necessario che l’intera coscienza collettiva si innalzi al punto da capire davvero, nel suo profondo, il valore spirituale ed esoterico della materia.
È chiaro che ad una umanità così evoluta nascerebbero bisogni e desideri che prima, quando era meno evoluta, non sentiva o fingeva di non sentire o peggio ancora li classificava secondari o poco importanti. Questi valori sono: la solidarietà, lo scambio, la condivisione, lo stare insieme, imparare, costruire, scoprire, inventare, creare, giocare e fare l’amore. Tutto nel rispetto della natura, di sé e degli altri. All’interno di una coscienza simile, molti dei beni materiali che oggi consideriamo utili e indispensabili, automaticamente diventerebbero inutili, superflui e addirittura potremmo accorgerci che potrebbero essere dannosi, perché per produrli si inquina e si toglie tempo, energie e risorse sia a chi materialmente li produce che al pianeta stesso.
Quindi, supponiamo che a lavorare siano 3 miliardi di persone e che di queste soltanto 1 milione al mondo sia impegnato nella produzione di beni e servizi veramente utili. A smettere di lavorare, ovviamente, non dovrebbero essere questi ultimi ma la moltitudine impegnata alla produzione di beni e servizi inutili e dannosi. Se allo stato attuale, questo milione di persone, impiega 8 ore al giorno per produrre ciò che è davvero necessario all’umanità intera (in una visione molto più spirituale) quando e se la moltitudine di lavoratori smettesse di lavorare, potrebbe affiancare e aiutare il primo milione ottenendo il fantastico risultato che ogni individuo potrebbe lavorare un’ora sola alla settimana e non si intaccherebbe la produzione del fabbisogno mondiale. (non ho fatto calcoli, i parametri potrebbero essere sproporzionati anche perché la visione è ovviamente molto semplificata: quello che conta è il concetto.)
È chiaro che a tutto questo discorso si affiancano inevitabilmente altri argomenti come l’etica, l’ecologia, l’evoluzione intesa in termini spirituali, la pace, l’amore incondizionato per la terra e gli animali, la capacita e lo sforzo di dissolvere l’ego e la competizione, limacciose fermentazione nelle quali germina l’odio, l’intolleranza e infine la guerra. Spesso, a chi rivolgo questi pensieri, si insinua la paura di una vita priva di tecnologia perché probabilmente è facile per loro associare una visione così semplice del mondo al ricordo arcaico dello stile di vita nei secoli passati fatto di candele, acqua ghiacciata per lavarsi e carri trainati da animali e quindi ristrettezze, limitazioni e sofferenze.
Ma voglio ricordare a tutti quanti che verso la fine del 1800, un certo Nikola Tesla scoprì un modo per produrre energia elettrica pulita ed illimitata dal…nulla o vuoto. (che poi sembra appunto che proprio “vuoto” non sia.) Certo, i suoi studi e i suoi lavori sono stati ripresi con fatiche e scarsissimi mezzi da altri scienziati in seguito e, ad oggi, sembra che la tecnica sia ampiamente disponibile, ma allora perché, vi chiederete voi, continuiamo ad usare il petrolio, a pagarlo caro e soprattutto ad inquinare e forse ancora di più continuiamo a sopportare l’odiosa presenza della guerra che è strettamente legata al petrolio? Semplicemente perché chi detiene il potere ha tutto l’interesse ad occultare il più possibile tali tecnologie per poter continuare a sfruttare l’umanità, come? aprire fabbriche, produrre prodotti inutili e rivenderceli.
Ma un’umanità LIBERA ha tutte le possibilità di rendersi ancora più libera anche dalle fatiche potendo usare energia pulita e tecnologia quando questa migliora la vita senza inquinare. Approverebbe anche una tecnologia utile a permettere agli individui di viaggiare. Se solo fossimo tanto coraggiosi da pretenderla dai nostri governanti e pretendere che lascino liberi e che vengano peraltro finanziati quegli scienziati, ispirati ed illuminati, che sono pronti a varcare i confini delle utopie.
Chissà quali sorprese ci riserverebbe una realtà simile. Come anticipato da messaggi canalizzati, un’umanità così liberata, avrebbe tempo per continuare ad evolvere spiritualmente, attraverso un’introspezione che porterebbe a sviluppare tecniche come l’intuizione e la telepatia (dal film “Il pianeta verde”). Un altro punto importante da sviluppare è la possibilità che verrebbe data ad ogni individuo di esprimere totalmente e profondamente le sue naturali capacità e talenti. Come taluni fortunati ragazzini che, privi di forti influenze esterne, che sovente hanno la pretesa di educare e instradare il giovane ad un modello considerato sano e giusto dalla società, si ritrovano così liberi di esercitare la loro intelligenza e capacità in qualche campo della scienza o della tecnologia e diventano già da giovanissimi molto competenti se non addirittura capaci di apportare innovazioni e scoperte al punto da permettere un balzo in avanti alla scienza stessa.
Questi ragazzini devono farci da esempio, non sono solo dei geni, ma dobbiamo felicemente accettare che ognuno di noi ha le stesse possibilità, quanto meno di divenire altamente competente in quegli ambiti nei quali la natura ci farebbe scoprire profondamente inclini. Quando proviamo un immenso piacere in quello che facciamo, quando anche a beneficiarne sia la collettività, non abbiamo bisogno di essere pagati con il denaro per farlo. Lo faremmo gratuitamente. Il problema del denaro è una condizione che tristemente affianca la dimensione delle espressioni umane ma la relazione tra le due realtà è oltremodo sorpassabile e dissolvibile.
Tanto più se la nostra sopravvivenza e sostentamento non sono legate alla nostra produttività ma ritorna ad essere un diritto sacrosanto di ogni individuo, indipendentemente dal ruolo che riveste nella collettività. In un mondo così delineato, il denaro sarebbe vittoriosamente e felicemente sorpassato. In quel mondo, ad ogni bambino che nasce, si potrebbe dire:
“Non ti dovrai mai preoccupare di nulla. La nostra civiltà prospera, è ricca e ovunque c’è abbondanza. Tu sarai amato, rispettato e aiutato da tutti e non ti mancherà mai il sostentamento. Come tutti noi anche tu hai dei talenti che sono per te fonte di grande piacere e per la collettività una grande ricchezza. Prenditi tutto il tempo necessario per cercarli e svilupparli, affinché presto anche tu possa avere la gioia di cooperare e condividere con noi la nostra meravigliosa esistenza. Hai a disposizione i migliori maestri e tutta la sapienza delle nostre biblioteche. Va e sperimenta te stesso.”
Credete che questo bimbo possa crescere con dei traumi che molto presto riverserebbe nella società sotto forma di arroganza, aggressività e violenza? NO!!!
Questo bimbo sperimenterebbe da subito gioia, felicità e soprattutto fiducia nei suoi simili e in se stesso. Tutte le sue azioni sarebbero tradotte nella pura energia dell’amore. Dunque, smettere di lavorare, tutti e tutti nello stesso momento, rappresenterebbe di fatto la prima vera rivoluzione pacifica nella storia dell’umanità. La terra (humus) non ha bisogno di soldi per dare i suoi frutti. La terra ha bisogno di acqua, sole e una vanga di buona volontà. Smettere di lavorare segnerebbe senza dubbio la caduta del sistema finanziario, ma la terra i suoi frutti li darebbe indipendentemente dalla presenza o meno dell’economia e i cervelli si esprimerebbero ugualmente e più liberamente. La parola “lavoro” verrebbe definitivamente sostituita con: “cooperazione”. La differenza la faremo quando capiremo che un’utopia è l’unica strada possibile.
--Davide Ragozzini
domenica 8 gennaio 2012
Siamo estremisti?
E’ un articolo alquanto diretto, ma dice solo la verità, e come tale, tante volte, non è così semplice da accettare..Credo solo che, prima di pensare a cibare il nostro stomaco, dovremmo cibare il nostro cuore..La scelta di non mangiare più alcun tipo di carne sembra difficile ed insuperabile, perché la mente al pensiero, vede per prima cosa, LA PRIVAZIONE della goduria, del gusto della carne, e per questo si attiva per ostacolare la scelta in vari modi, con l’aiuto dell’alleato di sempre, L’Ego..Eh già, se non mangi carne potresti essere additato come “diverso”, dalla massa..e perché mai?!eri così bello, invisibile, e senza preoccupazioni su cosa dover mangiare quando sei fuori casa, perché metterti un pensiero in più, perché complicarti la vita??..e poi, gli animali vengono comunque uccisi, anche se non li mangi tu..Bene, se queste, o domande simili si susseguono nella vostra testa, forse non è ancora il momento di fare un passo così semplice, ma di grande valore ed esempio..E soprattutto, credo che non siete ancora pronti a mettere sotto pressione, a stressare, a sottomettere la vostra mente proprio come fa lei con il vostro cuore, e ci riesce bene, non credete?..Mi permetto di scrivere questo solo perché l’ho visto, non per offendere alcuno..Se cibiamo il nostro Cuore e la nostra Anima, di Amore, tutto quello che ci chiederà sarà Amore, e non più sofferenza, menefreghismo, Egoismo, discordia..La mia scelta, la feci al mio tempo, la feci col cuore, e mi ha portato solo un gradino più in alto, più sereno con me stesso e con il mio essere, ma tanto ancora devo imparare..Questo piccolo gesto, perché infondo è piccolo, può insegnarci il rispetto per la Vita, soprattutto di quelle che non vediamo vivere e finire atrocemente, ahimè, per servirci..Buona Lettura, e soprattutto buona riflessione, ArgonautaMente..
"Si dice che le nostre argomentazioni sono estremiste..."
È forse estremismo avvisare qualcuno del pericolo che corre la sua salute e la sua vita quando consuma cibi che causano dolore e malattie che gli abbreviano l'esistenza? È forse estremismo evidenziare gli effetti della carne che rendono l'uomo più aggressivo e violento? Far capire che gli allevamenti contribuiscono a suscitare tensioni tra i Paesi che spesso sfociano in conflitti armati? Mostrare le correlazioni esistenti tra alimentazione carnea e fame nel Terzo Mondo? Tra consumo di prodotti animali e inquinamento dell'ambiente? Tra allevamenti e distruzione delle foreste? Tra industria zootecnica e sperpero di acqua potabile e risorse energetiche?
Se è estremismo parlare dell'immane tragedia che subiscono miliardi di animali a causa dell'uomo, dell'inferno cui sono condannati negli allevamenti e nei mattatoi in cui trovano solo sofferenza e disperazione nella loro breve esistenza;
se è estremismo denunciare la tortura che subiscono nei laboratori di sperimentazione, quando vengono barbaramente trucidati per divertimento nei boschi con la caccia, con la pesca e in qualunque altra attività umana; se invitare alla responsabilità e alla consapevolezza degli effetti prodotti dalle scelte di ognuno;
SE È ESTREMISMO CONDANNARE QUESTO PERENNE OLOCAUSTO, ALLORA TUTTO È LECITO E L'UMANITÀ NON HA NÉ IL DIRITTO DI LAMENTARSI DELLE SUE SVENTURE NÉ DI SPERARE IN UN MONDO MIGLIORE.
Nell'accusa di essere estremisti o intolleranti verso le scelte altrui spesso si cela l'avvilente tentativo di giustificare se stessi quando l'accusa suscita sensi di colpa. Se fosse un nostro parente ad essere violentato o ucciso e cucinato per il piacere del palato di qualcuno, certo non saremmo così indulgenti e propensi ad invocare rispetto per le scelte degli altri. Ribellarsi contro lo schiavismo, la tortura o la pena di morte degli umani, lottare contro gli oppressori, non è considerato estremismo ideologico. Quindi il problema si pone solo perché le vittime sono animali, considerati cose a disposizione dell'uomo. Quando in ballo è la vita e la sofferenza degli altri, essere vegetariani non è una scelta come un'altra: la scelta è tra vita e la morte, tra giustizia e la sopraffazione, tra l'amore e il disprezzo, tra la civiltà e la barbarie.
ESSERE VEGETARIANI OPPURE MANGIATORI DI ANIMALI NON È AFFATTO LA STESSA COSA. SONO DUE REALTÀ AGLI ANTIPODI: L'UNA È PER LA VITA, L'ALTRA PER IL PIACERE DEL PALATO AD OGNI COSTO.
Dobbiamo essere accorti, misurati per non urtare la suscettibilità di coloro che non dimostrano sensibilità verso il dolore e la vita dei più deboli e indifesi?
Noi siamo la voce di coloro che non hanno voce. Se io considero criminale chi avesse deciso di ridurre a te lo stipendio tu non mi accuseresti di estremismo; ma se dico che è ingiusta e crudele una persona che fa a pezzi una creatura, fatta come noi, tu mi accusi di essere estremista. È questione di saggezza e sensibilità.
Nessuna espressione è sufficientemente estremista per denunciare il danno fisico, mentale, morale, spirituale, economico, sociale, ambientale dell'uso di sterminare innocenti animali.
... ancora riflettendo ...
Se ti dichiari contrario a dover togliere la vita ad una creatura per mangiare e vestirti vieni considerato un "pazzo"...
Se invece alimenti un mercato che usa l'uccisione, lo scuoiamento, lo sgozzamento come mezzo per trarre i profitti ... vieni ritenuto "normale"!
Fonte: vegetariani-roma.it
martedì 13 dicembre 2011
Astuzie..
Astuzie del consumismo
Ing. Rodolfo Roselli, intervento su Radio Gamma 5 del 23.11.2011
Il consumismo è un termine per promettere la felicità personale con l’acquisto o il possesso continuo di beni materiali, non su base volontaristica, ma attraverso la subdola coercizione di mezzi visivi, materiali e psicologici.
Non è un fenomeno di oggi, perché già Carlo Marx aveva definito come ”feticismo della merce” il desiderio indotto al possesso anche di beni praticamente inutili.
La promozione lecita delle merci prodotte dal lavoro umano, in questo modo, diventa la misura del rapporto sociale, e per contro i rapporti sociali si misurano in funzione del possesso di beni, in questo modo scompare la valutazione della persona per i suoi valori morali, ma solo perché possiede certi valori materiali.
Negli anni sessanta nell’occidente si verificò un processo d’espansione del benessere con un arricchimento generale e un conseguente aumento della domanda di beni, ma il mantenimento di tutto questo era strettamente legato alla crescita della domanda e quindi al consumo.
Un consumo non di necessità, sostenuto da una pubblicità ossessiva, e neppure scoraggiato dalla carenza di denaro, che viene aggirato promovendo l’uso di rate, cambiali, crediti al consumo,carte di credito cioè aumentando l’indebitamento. E di questo fenomeno ha preso consapevolezza anche la fiscalità, che oggi sposta gradualmente la tassazione dai redditi agli scambi commerciali ,per il semplice motivo che si è constatato che il valore degli scambi commerciali, basati sull’indebitamento, supera addirittura le risorse corrispondenti ai redditi.
E così molte persone, anche se non benestanti, acquistano beni che non servono più a soddisfare bisogni precisi e reali, ma il cui possesso li fa sentire al passo con i tempi.
Tutto questo è perfettamente in linea con la volontà del potere di mantenere sotto controllo le masse, in quanto se queste sono indebitate, è molto più facile mantenerle sotto controllo e privarle della libertà di scelta prima, e di pensiero dopo.
E allora, se vogliamo conservare la nostra libertà dobbiamo analizzare molto attentamente cosa significa manipolare, chi manipola, perché lo fa e che mezzi utilizza per farlo e soprattutto domandarsi, in ogni messaggio accattivante, dove si nasconde l’inganno che, quasi sempre esiste.
Ricordiamo sempre che manipolare è trattare una persona,o gruppi di persone, come se fossero un oggetto, al fine di dominarli facilmente per i propri fini. Questa è la tecnica dello svilimento personale, che impedisce alle persone di unirsi per resistere.
Manipola colui che vuole vincerci senza convincerci, o chi tenta di farci accettare ciò che vuole offrire, senza darci valide motivazioni per fare questo. In questo modo non si rispetta la nostra intelligenza e la nostra libertà, anzi si cerca di catturarla per favorire altri propositi.
Un’ automobile presentata in televisione acquista prestigio non perché migliore delle altre, ma perché viene affiancata da una donna bellissima, che non dice una parola, ma in questo modo la figura femminile e le immagini attraenti, avvolte da frasi piene di allusioni ormonali,fanno sì che la scatola di latta rappresentata dal veicolo, acquisisca una luce di prestigio.Si sa benissimo che non venderanno l’auto insieme alla giovane donna, ma facendo leva sul desiderio di sensazioni gratificanti, si cerca di forzare la volontà verso un acquisto irriflessivo perché sei considerato un mero cliente, incapace d’intendere e di volere.
La pubblicità, in questo modo, non è più un utile mezzo informativo per risolvere problemi, ma per promuove un atteggiamento consumistico, dando l’illusione che l’uso di un determinato prodotto è segno di un’elevata posizione sociale e di progresso, e il tuo giusto desiderio di miglioramento sociale si trasforma in una cosa non realizzabile, perché è una semplice finzione.
E’ esattamente la stessa tecnica usata dalle ideologie politiche che producono idee sclerotizzate, che non suscitano adesione per mancanza di condivisione e di forza persuasiva, ma che riescono a convincere solo perché presentate come delle favole travestite di realtà.
Il 26 gennaio 1994, una televisione nazionale trasmise una videocassetta della discesa in campo di un individuo che, astutamente, si presentò non come un candidato esordiente, ma come un capo avente la forza di guidare una nazione. Ma importante non era l’individuo, ma la scenografia che lo accompagnava, alle spalle una libreria finta, tra le mani fogli bianchi di un discorso facendo finta di conoscerlo a memoria, mentre invece lo leggeva su un rullo mobile, la cinepresa con un filtro colore per rendere la scena più calda, la scrivania con gli argenti lucidati, le foto dei familiari stranamente girate verso la cinepresa, per dare una falsa impressione rassicurante di padre di famiglia. E poi un discorso caramelloso fino alla nausea, per offrire ovvietà indiscutibili, un’Italia prospera e serena, moderna, efficiente, un appello a lavorare per i figli (argomento incontestabile e redditizio), insomma una perfetta televendita di un sogno al quale molti italiani giustamente hanno creduto in buona fede per mancanza di alternative, ma anche perché di tutte le cose promesse nulla si era precisato di come e quando farle realmente.
Un esempio luminoso e perfetto di astuzia consumistica che riuscì a vendere il prodotto che non solo poi si rivelò inutile, ma che oggi tutti sanno quanto fosse velenoso.
Abbiamo dunque vissuto come un gruppo sociale sia capace di assumere e d’imporre un suo programma in modo risoluto, e potendolo fare in due modi o con la violenza o con l’astuzia, usando individui che sono astuti professionisti della strategia, ha scelto la seconda via.
E così la manipolazione commerciale vuole convertirci in clienti con il semplice obiettivo di farci acquistare determinati prodotti, mentre la manipolazione ideologica tenta invece di modellare lo spirito delle persone, al fine di acquisire dominio su di esse in modo rapido, schiacciante, massiccio e facile. Le due cose sono assolutamente identiche perché entrambe trasformano una comunità in una massa docile, uniforme, redditizia.
Anche questa è una minaccia alla sovranità individuale, perché si perde la capacità creativa, si perdono i vincoli affettivi, e la massificazione riduce tutti ad un insieme amorfo d’individui.
In questo modo la massa è facilmente dominabile per privarla della propria creatività, della propria capacità di raziocinio, di critica, d’indagine, di dubbio continuo.
Siamo ogni giorno testimoni dei progressi nelle varie tecnologie che permettono la produzione di beni di sempre migliore qualità, durata, sicurezza e costi, ma sembra che tutto questo non sia applicabile a coloro che devono promuovere il consumismo.
E’ evidente che un prodotto migliore, non solo fornisce prestazioni superiori ma dovrebbe avere una durata di vita maggiore. E tutto questo andrebbe a vantaggio dei costi per due ragioni, la prima perché le nuove tecnologie permetterebbero riduzione del costo iniziale, la seconda perché il prodotto avendo una vita maggiore non costringerebbe ad essere sostituito frequentemente e quindi il costo iniziale d’investimento si spalmerebbe su tempi più lunghi. Tutto questo è incontestabile, ma diventa un grave difetto ed è contestato da chi vuol fare quattrini lanciando la moda del consumismo. E allora con ogni astuzia si tenta di svalutare l’immagine di ciò che si è prodotto ieri, per convincere tutti a comperare il prodotto di domani, non importa se ciò che si è comperato sia ancora perfettamente in grado di assolvere la sua funzione. Le parole magiche che dovrebbero convincere tutti sarebbero: “non è più di moda”, “è obsoleto”, “deve essere rottamato”
Altre trovate simili sono, aggiungere ad un prodotto funzioni che raramente siano indispensabili, e alle quali quasi sempre nessuno aveva mai pensato e desiderato ,e farle diventare talmente fondamentali da annullare l’utilità del prodotto precedentemente acquistato.
Ma non basta perché sembra sia molto efficace come strumento di convincimento la cosiddetta “firma sul prodotto”. Un oggetto eguale ad un altro, solo perché firmato, è migliore, e allora la firma si pone su tutto e… volete forse mettere in dubbio il piacere di usare la carta igienica firmata ?
Ma tutti questi discutibili tentativi di vendita operano più agendo sulla debolezza psichica del cliente che non sulla efficienza del prodotto e, sebbene abbiano discreto successo, non bastano a soddisfare l’avidità di guadagno del venditore,anche perché in maggioranza la gente non è composta di persone psicolabili, e allora occorre che anche la gente sana, cada nella trappola.
Tutto questo si può realizzare in molti modi, sfruttando al massimo il limite di garanzia obbligatorio di ogni prodotto di uno o due anni. Basta costruire il prodotto in modo tale che duri solo un giorno di più della sua garanzia. Tutto questo è possibile perché ad esempio ogni componente elettronico prodotto, statisticamente è costituito di pezzi di prima, seconda e terza scelta. E’ noto che i componenti di prima scelta vengono usati (e pagati) per prodotti militari, la seconda scelta per i prodotti scientifici e la terza per il pubblico di massa. E quindi il gioco è fatto.
Inoltre, se il prodotto successivamente si guasta ,occorre fare in modo che non sia riparabile se non a costi talmente alti da consigliare di prenderne un altro. Tutto questo significa produrre prodotti scadenti “a tempo” e quindi sfruttare i benefici dei progressi tecnologici alla rovescia.
Nel mercato internazionale sono stati citati casi plateali di vendita di prodotti scadenti dal campo alimentare, a quello dell’abbigliamento e quello dell’ elettronica.
La catena dei magazzini WAL MART ha venduto carne di maiale biologica, che non era tale. La casa produttrice delle scarpe NIKE ha ammesso di aver venduto scarpe scadenti. Sono stati venduti pesticidi usati sulle verdure proibiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ma anche in Italia nell’ambito alimentare non siamo secondi a nessuno. La sfrenata corsa al consumismo tocca ad esempio anche il settore del latte, creando non poche perplessità.
Ad esempio per quanto riguarda il latte UHT è difficilmente spiegabile la diversità di prezzo che varia da 0,49 cent./litro a 2 euro litro, cioè ben quattro volte.
Questo prezzo, quando è molto basso viene usato come prodotto “civetta” nelle campagne promozionali, quando è troppo alto si giustifica dal fatto che il prodotto arriva da paesi sconosciuti molto lontani e per questo include il costo dei numerosi trattamenti termici ad alte temperature per consentire il trasporto e mantenimento in stock fin da noi. E questo avviene all’insaputa del consumatore perché l’obbligo d’indicare in etichetta l’origine del latte è previsto solo per il latte fresco e non per il latte UHT.
Quindi non conoscendo la provenienza questo latte può essere non solo venduto sottocosto dalle imprese estere, ma anche manipolato in vari modi, ad esempio può essere aggiunto latte in polvere e addirittura anche quello destinato agli animali e anche avariato, e trattandolo poi con ammoniaca, sale, panna e altre sostanze, come è stato accertato dalle forze dell’ordine per alcune imprese del mantovano, per ottenere un latte UHT a basso costo.
Inoltre corre voce, ma tutto questo deve essere ancora dimostrato, e sarebbe bene che qualcuno lo facesse in modo credibile, che sul latte ancora da distribuire, ma secondo legge scaduto a causa del tempo trascorso, il produttore può effettuare un nuovo il processo di pastorizzazione a 190 gradi e metterlo sul mercato. E questo processo, può essere effettuato fino a 5 volte. Qui si parla non di latte già messo in vendita, ma da distribuire e quindi prima del consumo.
Sembra che il produttore sia solo obbligato a indicare sulla confezione quante volte è stato effettuato il processo, e in effetti lo indica, ma in modo molto particolare e “riservato”, nel senso che sotto la confezione del tetrapak vi sono dei numerini cioè 12345, il numero che manca indica quante volte il latte è scaduto ed è stato ribollito. Ad esempio se leggete 1, 2 , , 4, 5 e manca il tre vuol dire che quel latte che bevete è scaduto e ribollito 3 volte.
Alcuni produttori non solo sostengono che non lo fanno, ma che i numerini indicano cose diverse, cioè una procedura di confezionamento, che tuttavia non si capisce a chi questa indicazione possa essere utile, per quale fine, e perché non è resa chiaramente nota a tutti per evitare legittimi dubbi, anche perché una tale indicazione se collocata su prodotti destinati al pubblico, non solo non può essere una indicazione interna per l’azienda, ma dovrebbe essere un messaggio chiaro proprio per il pubblico che acquista la confezione. Dunque non sarebbe male evitare dubbi con la chiarezza e spiegando il significato di questo strano messaggio a disposizione del pubblico.
Del resto i controlli di routine non vanno oltre l'analisi per accertare se il latte sia stato allungato o meno con l'acqua, quindi nessuna possibilità per rilevare trattamenti strani o peggio l'utilizzo di sostanze poco ortodosse. Ci hanno spiegato che il latte "rigenerato", manco fosse olio per le automobili, non causa particolari problemi se bevuto in modica quantità, e se la quantità non fosse modica provocherebbe al massimo un mal di pancia. Sarà anche vero, ma non credo che nessuno ambisca avere mal di pancia pagati di tasca sua e tuttavia sempre più spesso si sente parlare di "intolleranze alimentari", e il dubbio è che anche questo latte faccia la sua parte.
Nei prodotti elettronici sono usate schede di terza scelta, l’assemblaggio dei pezzi è spesso suggellato in modo che non si possa aprire perché mancano le viti e i bulloni necessari.
I nuovi prodotti hardware e software si tenta in tutti modi di renderli incompatibili con i precedenti, anche dello stesso fornitore, usando connessioni non standard, inserendo la necessità di convertitori, offrendo funzioni aggiuntive inutili che servono per aumentare la complessità del prodotto e quindi con maggiore probabilità di guasto.
I manuali d’istruzione per l’uso sono carenti, poco chiari, volutamente complessi.
Alcuni prodotti venduti per perdere il peso corporeo, si è verificato anche recentemente a Roma, potevano contenere sostanze stupefacenti illegali ,o anche lassativi, diuretici che possono condurre ad una malnutrizione, una mutazione delle cellule con aumento di probabilità di presenza di cellule cancerogene, mentre più semplicemente l’uso di prodotti vegetali naturali avrebbero potuto produrre il medesimo effetto senza rischi.
Non parliamo poi della decantata assistenza ai clienti, che si rivela spesso un’ autentica bugia. Alcune case che producono televisori invitano i clienti, in caso di guasto, di rivolgersi a centri di assistenza locali che, dopo settimane di attesa, spesso non restituiscono l’apparecchio riparato. Se ci si rivolge ad un numero verde, nessuno risponde, stessa cosa se si manda una e-mail sia alle sedi nazionali che internazionali, e il tutto serve a scoraggiare il cliente che per non affrontare lunghe e costose spese legali è costretto a rinunciare e comperare un altro prodotto.
Altra astuzia è quella di rilasciare scontrini dei registratori di cassa scritti su carta chimica, così la scrittura dopo poco scompare completamente, e con essa il termine di garanzia..
Ma la tecnica più odiosa del consumismo è applicata dalla miriade di organizzazioni che quotidianamente,sollecitando i nostri buoni sentimenti, cercano di raccogliere fondi per gli scopi benefici più disparati, ma facendo in modo che nessuno possa poi facilmente verificare di fatto i risultati. Anche perché la maggior parte dei fondi va a beneficio proprio di chi li promuove.
Uno dei casi più recenti e sconcertanti è stato ad esempio quello di Amnesty International che ha erogato una buonuscita di mezzo milione di sterline (circa 600 mila euro) alla segretaria generale di questa organizzazione (Irene Khan) come riportato dal Daily Mail, che si è fatta pagare per gli otto anni passati a dirigere l’organizzazione 132 mila sterline anno, con il patto che la liquidazione sarebbe stata quattro volte tanto. Ma non basta perché anche la sua vice, Kate Gilmore, ha incassato la bellezza di 300 mila sterline (360 mila euro) quando ha lasciato l’organizzazione nel 2009.
Sarei curioso di sapere cosa ne pensano i circa tre milioni di sostenitori che versano denaro nelle casse di Amnesty, astutamente convinti che il loro denaro serva per difendere i diritti umani nel mondo.
Ecco dunque la prova che usando le astuzie consumistiche in qualunque campo, i risultati benefici non vanno mai a vantaggio della gente, ma di individui che sapendole usare bene, catturano per sé tutti i benefici possibili, e tutto alla faccia nostra!
Testo tratto dal sito: disinformazione.it a questo link: leggi
sabato 27 novembre 2010
Uscire dal Sistema
Quando avrai fatto sufficiente spazio dentro di te, allora i semi del risveglio potranno finalmente germogliare.
Fare questo in un sistema in cui si viene condizionati fin dalla nascita, a fare tutto ciò che NON SERVE ad elevarsi, poichè questo andrebbe contro i piani dei gruppi, che detengono il potere sulle masse, è davvero dura.
Tutto derviva dalla conoscenza. La consapevolezza crea il nostro essere, il nostro modo di pensare e di agire, la nostra visione.
Molti ignorano che dietro le quinte della solita vita quotidiana, vi è una continua battaglia tra luce e ombra, e questa battaglia è necessaria per mantenere l'equilibrio.
Grazie all'intuito ci viene spesso data possibilità di scelta, per decidere quale strada seguire. Questo è un canale molto importante, spesso veniamo consigliati ma non sempre sentiamo, o facciamo finta di non sentire?.
L'intuito, ci consente semplicemente di orientarci verso certi argomenti, che magari all'inizio ci sono sembrati un pò strani. Quegli argomenti che pur essendo una REALTA' vengono per tendenza ignorati e derisi. Questa "tendenza" la si può facilmente riscontrare nelle persone che si sentono maggiormente legate a tutte le DISTRAZIONI che riempono la loro vita. La loro paura più grande è di perdere l'unica realtà che CREDONO sia tutto:
Un illusione, creata da chi ci vuole mantenere SCHIAVI nell'IGNORANZA.
Create un uscita da questo tunnel, iniziate a leggere e fare ricerche sulla realtà dello spirito. Le fondamenta serviranno alla stessa comprensione. Senza un idea di fondo non è possibile orientarsi. Questo vale per qualsiasi cosa, progetto, si ha mente. Ci vuole un punto di partenza, un appiglio da cui cominciare la scalata.
Quando si comincia ad avere un quadro generale degli argomenti, allora si può iniziare a porsi delle domande e fare ricerche in merito. Questa ricerca, la ricerca della VERITA', è la ricerca di noi stessi. E' la stessa ricerca che ogni volta ci porta a oltrepassare i vecchi confini. Ed è così che le civiltà si evolvono, in tutto il Multiverso.
Ecco, chi desidera elevarsi è quì che deve dirigersi:
Oltre l'attuale sistema che ci tiene schiavi all'interno di una dimensione, e fà presa sulla scarsa consapevolezza degli esseri che CREDONO di vivere la loro realtà all'interno della materia.
Ottenuta la consapevolezza necessaria possiamo attingere dal nostro sè superiore, che ci guiderà fuori Matrix. I passi successivi riguardano proprio il distacco dal vecchio sistema.
La costante attenzione rivolta a sentimenti quale l'amore, la compassione e l'altruismo, non fanno altro che attivare una legge universale, che è quella dell'attrazione.
E se attiriamo a noi pensieri di Amore e compassione, saremo i primi a beneficiare della luce donata.
Ma attenzione a ciò che desideriamo e attiriamo a noi, è molto facile creare delle illusioni, che ci portano fuori strada. La strada delle illusioni è infinita, e la fine è collegata con l'inizio. Sta a noi fermarci e dire:
"Di quì sono già passato, non ho bisogno di tornare sui miei passi."
domenica 14 novembre 2010
Una storia di ordinaria precarietà. Sosteniamo Paola Caruso.
giovedì 11 novembre 2010
I creatori del nuovo
Buongiorno Cari lettori, vi propongo un articolo che trovo interessante spunto di riflessione..Può capitare che ci si chieda cosa sarà del nostro futuro, ed allora si pensa alle profezie, a cosa faranno le Istituzioni, al nostro amato Pianeta che si sta ribellando ai nostri soprusi, al nostro Amato Sole che sta attraversando un periodo di grande attività e ciò potrebbe avere conseguenze molto più tangibili sulla nostra vita, e penso che ci siano ancora tanti diversi pensieri quando si guarda al futuro..Tuttavia, vorrei esprimere il mio pensiero, c'è un impellenza che non dovrebbe essere trascurata, ovvero il Presente..Noi tutti viviamo nel Presente, il Passato ,come tale, non possiamo riviverlo ne cambiarlo, il Futuro non esiste ancora, però può essere visto come una conseguenza delle nostre scelte..Ecco che leggendo questo articolo ho deciso di condividerlo con voi, dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, e non arrenderci mai, anche se non vediamo la diretta conseguenza di un nostro bel gesto, o bel pensiero..Il piccolo gesto di un singolo può fare la differenza, proviamo a fare del bene ad un nostro Fratello e vedremo come non saremo i soli..proviamo a pensare fuori dagli schemi imposti, e vedremo come non saremo i soli, proviamo a pensare con Amore e vedremo che quel pensiero porterà più gioia nella nostra vita..proviamo a costruire qualcosa di nuovo, che ne dite, saremo soli? Vi auguro una buona lettura, felice giornata, Namastè..ArgonautaMente
La risposta e che si può, ma solo dopo aver abbandonato i vecchi schemi di pensiero e di approccio alle varie problematiche. Il nuovo mal si concilia con gli schemi di potere, complotti, corruzioni. Il nuovo non si può costruire solo nella forma e nella sostanza rimanere vecchio, perché si disintegra da solo in un battito di ciglia. Il nuovo deve essere nuovo nella forma e nella sostanza perché è il solo modo che ha per poter crescere e radicarsi profondamente.
Le persone sono dotate di un sesto senso, che per adesso è molto “sonnacchioso” ma che avrà un peso molto importante nel prossimo futuro e quello è l’intuito. Se di nuovo si deve parlare, questo deve essere fino in fondo altrimenti la partita è persa in partenza. Filtrate, usate il vostro intuito per verificare la veridicità di qualcuno che vi sta prospettando un qualcosa, da un lavoro, ad un’idea, alla vostra adesione ad un progetto o ad un movimento. Se vi risuona dentro senza attriti allora andate avanti e così fate ogni volta che vi viene richiesta un’azione.
Chi si avvicina al nuovo pensando di manipolarlo, averne ritorni, ottenere potere ecc. viene respinto perché non sarà in armonia con l’essenza del nuovo, perché vorrà replicare i suoi schemi in quel nuovo che invece, essendo nuovo, sfugge a tutto ciò.
La stessa cosa accade anche a chi porta con sé i suoi conflitti interiori irrisolti e cerca di affermare se stesso/a replicando vecchi schemi di conflitto/comportamento anche nel nuovo che però, essendo nuovo, non può accettare che questo avvenga e per questo scatta la disarmonia e l’impossibilità di intraprendere un percorso comune verso una meta che si delinea man mano che andiamo avanti nel cammino.
A volte questo accade volontariamente, molto spesso invece è un atteggiamento involontario che produce però gli stessi effetti di allontanamento perché le disarmonie sono evidenti e insanabili.
Molti credono che perché si parla di gratuità-solidarietà-libertà ci si faccia manipolare facilmente e allora si avvicinano pensando di cavalcare a proprio vantaggio un filone oggi di moda, altri riflettono involontariamente le loro aspettative frustrate che avevano riposto nel mondo e nella società in questa avventura aspettandosi che qualcuno cali magicamente dall’alto “LA soluzione”. Ovviamente questo è un aspettare vano perché il nuovo non è passivo, ma è un comportamento attivo che richiede azioni e aggiustamenti continui. piene di interazioni con gli altri compagni di viaggio.
In entrambi i casi le frustrazioni e gli attriti aumentano fino all’autoesclusione con enorme rabbia e ulteriore frustrazione per gli (auto) esclusi.
Il costruttore del nuovo è colui che si avvicina senza aspettative. Nessuno conosce il punto di arrivo, ma ognuno sarà l’artefice dei piccoli passi quotidiani, quasi impercettibili, che portano lontano e costruiscono compiutamente il disegno che ancora non esiste.
Il costruttore del nuovo è colui che vede quali sono le necessità del momento e non aspetta che qualcuno gli dica cosa fare, ma sapendo quali sono le sue caratteristiche e le sue professionalità si mette al lavoro senza che nessuno debba ringraziarlo per questo.
Il costruttore del nuovo sa di non essere da solo a costruire la strada e che per questo usa molto il rispetto e mette in pratica ciò che ha imparato sino ad oggi essendo però disposto a cambiare in qualsiasi momento, se questo agevola la realizzazione del nuovo.
Il costruttore del nuovo è colui che partecipa ai processi decisionali perché il nuovo non ha gerarchie, ma è anche rispettoso del lavoro che è stato fatto dagli altri in precedenza e si inserisce armonicamente rispettando e essendo rispettato a sua volta.
Il costruttore del nuovo non ama il potere che appartiene solo al “vecchio”, ma se necessario si mette in evidenza con puro spirito di servizio.
Il costruttore del nuovo sta più nel cuore che nella mente.
Il costruttore del nuovo sa che, proprio perché il nuovo ancora non esiste, dovrà affrontare e sostenere chi ancora non è in grado di supportare la sua “visione”.
Il costruttore del nuovo sa che vedrà molte persone avvicinarsi e molte allontanarsi.
Il costruttore del nuovo non si prende troppo sul serio ed è sempre disponibile a ridere e scherzare.
Il costruttore del nuovo non ha ostacoli perché è abituato a superarli.
Il costruttore del nuovo ha fiducia nei suoi compagni di viaggio.
Il costruttore del nuovo sa che ogni sua azione è importante e produce un effetto e per questo riflette bene prima di agire.
Fare il costruttore del nuovo è la scommessa a cui siamo chiamati in questo momento di forte cambiamento; una continua respons-abilità, intesa nel senso di abilità nel dare risposte, che richiede di pensare fuori dagli schemi ed essere ben disposti a intraprendere un viaggio comune in acque inesplorate.
In ogni caso questo viaggio è una occasione di crescere insieme agli altri, alcuni sono pronti e altri ancora non lo sono perché il nuovo non è fatto per chi scappa da se stesso, perché il nuovo non è altro che noi che cambiamo insieme al mondo che ci circonda.
Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta (Buckminster Fuller)